La chiesa di san Domenico rispecchia nella sua struttura architettonica la configurazione teologica della Chiesa che distingue: la chiesa purgante, per indicare i fedeli defunti; la Chiesa militante, per indicare i fedeli che vivono il presente storico; la Chiesa trionfante, per indicare i fedeli che già vivono della visione beatifica.

 

Il piano sottostante alla navata è formata da cripte cimiteriali che accoglievano le salme dei fedeli defunti ed erano accessibili attraverso apposite botole. In san Domenico ve ne sono tre, chiuse da lastroni, poste: una immediatamente dopo il portone d’ingresso, nello spazio della bussola; l’altra, che reca inciso il profilo di un teschio, è verso il centro della navata; una terza, murata, poco distante dalla precedente, spostata verso il lato destro. Il lastrone di copertura è in marmo policromo, riproduce lo stemma dei domenicani, reca la scritta “Expecto donec veniat immutatio mea. Job14,14” (aspetto che arrivi la mia resurrezione).

 

La navata è lo spazio frequentato dai fedeli che formano la Chiesa militante, ossia vivono nell’oggi della storia. La volta della chiesa a botte lunettata, colpisce il visitatore per gli stucchi meravigliosi che la decorano e che ben si armonizzano con lo stile di tutto il complesso architettonico. Allude al cielo e alla situazione finale gloriosa della Chiesa. È il luogo in cui vengono rappresentate scene di paradiso, che lasciano intravedere la realizzazione finale a cui ogni cristiano è chiamato.