Sacrificio di Isacco
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Il dipinto, collocato sulla volta del presbiterio, di 400x300 cm circa è di levatura piuttosto modesta. L’opera descrive il momento in cui Abramo sta per immolare il figlio Isacco ; è ispirato al cap. 22 del libro della Genesi.
La metà alta del dipinto è occupata dallo sfondo costituito da cielo e lembi e da pochi elementi di paesaggio naturalistico. Su questo sfondo si stagliano le figure di Abramo col coltello sacrificale e dell’angelo che gli blocca la mano.
La metà bassa è occupata dall’altare costruito con legni squadrati su cui è posto, con i polsi legati, il giovane Isacco, con il viso nascosto tra le braccia.
San Domenico tra gli apostoli Pietro e Paolo
San Domenico tra gli apostoli Pietro e Paolo. Il dipinto di forma circolare raffigura san Domenico che riceve l’investitura del fondatore direttamente dai santi apostoli Pietro e Paolo.
Le figure appaiono costruite in modo convenzionale, il panneggio è rigido ed innaturale, i colori sono forti. Un tentativo di dare dinamicità alla scena si ravvisa nella disposizione in diagonale dei santi Pietro e Paolo. Il panneggio, specialmente quello rosso del mantello di san Paolo è pressoché identico a quello del Cristo nel dipinto della incoronazione di Maria, e quello di Abramo- sulla volta del presbiterio- e a quello del Cristo coronato di spine nell’ovale laterale della cappella dell’esaltazione della croce: è ipotizzabile che tutti questi dipinti siano della stessa bottega.
San Pietro, in tunica bianca e mantello ocra esageratamente svolazzante, è individuato dalla chiave tenuta dalla mano sinistra. Con la mano destra porge a san Domenico il bastone del comando. San Paolo apostolo, in tunica verde e mantello rosso, è identificato dalla spada di cui si vede- non bene- l’elsa ed una parte della lama; la spada giace vicino alla piega del mantello, all’altezza del ginocchio sinistro. Egli porge a san Domenico il libro della parola. San Domenico con l’abito dell’ordine, riceve il bastone del comando e il libro della parola, quasi ad indicare l’origine gloriosa ed ecclesiale della sua congregazione. La stella, visibile sul capo di san Domenico; il giglio, simbolo della castità, tenuto da un angioletto ed un cane con la fiaccola in bocca, sono elementi dello stemma dei domenicani e completano la serie dei segni iconografici. Purtroppo i colori sono alterati in più punti e l’opera non è di agevole lettura.
Incoronazione di Maria
Il dipinto, racchiuso in una cornice circolare, rappresenta la Madonna incoronata regina della santissima Trinità.
Le figure sembrano costruite in modo convenzionale; il panneggio, specialmente nei mantelli rossi, è rigido e innaturale, i colori sono forti. Il panneggio del mantello del Cristo è pressoché identico a quello di san Paolo dell’altro dipinto sulla volta della navata, è molto simile a quello di Abramo, sulla volta del presbiterio, e a quello di Cristo coronato di spine, nell’ovale laterale della cappella dell’esaltazione della croce. Lo svolazzamento esagerato ricorda da vicino anche quello del mantello di Gesù bambino nella sacra famiglia: è ipotizzabile che tutti questi dipinti siano della stessa persona o bottega. Il panneggio degli abiti di Maria e dell’Eterno Padre sembrano più composti e meno rigidi.
Maria, in tunica rosea, mantello blu e con aureola di stelle, è inginocchiata sopra una nuvola. Nella parte alta è raffigurata la santissima Trinità. Lo Spirito Santo, sotto forma di colomba, è situato tra il Padre e il Figlio che pongono sul capo di Maria la corona regale. Angeli dai mantelli svolazzanti tengono i nembi e testine di cherubini fanno capolino.