Lapide
"D(eo) O(ptimo) M(aximo)
TEMPLVM HOC
BENEDICTVM
DEDICATVM
AC
PVRITAS
NVNCVPATVM
FVIT
DIE MENSE ANNO
III AGVSTI 1667
A DIO ONNIPOTENTE. IL 3 AGOSTO 1667 QUESTO TEMPIO FU BENEDETTO, DESTINATO AL CULTO MEDIANTE IL RITO DELLA DEDICAZIONE E CHIAMATO PURITA'
Indicazioni storico/architettoniche
Come si rileva dalla lapide situata nel muro a sud dell’ampia sala, il 3 agosto 1667, fu occupato, benedetto e dedicato alla “Puritas” un “templum”, cioè una Chiesa, che si estende al piano inferiore di quella principale con accesso dal sagrato.
E’ evidente, come si evìnce dal riscontro delle date presenti nel complesso monastico (l’ultima sul campanile indica l’anno 1694), che quei locali furono utilizzati come Chiesa di primo insediamento, nell’attesa che la chiesa superiore e il convento fossero nel frattempo costruiti (1667-1694).
Si estende nella zona che corrisponde al Presbiterio, al coro ed alle due sacrestie della chiesa superiore, ed aveva un collegamento con il convento tramite una scala, recentemente riportata alla luce dopo che era stata murata al momento della soppressione, che ha segnato la storia di quei locali.
Infatti in applicazione del decreto del 7/8/1809 il mese di settembre dello stesso anno, il convento fu chiuso e da allora tutti i locali, tranne la sola chiesa al piano superiore e primo, divennero di proprietà dell’amministrazione degli ospizi della terra di Bari e per essa, del Conservatorio S. Maria degli Angeli e l’Ospedale S. Maria degli Angeli.
Tutti i locali a piano seminterrato furono divisi, resi indipendenti mediante accesso diretto dall’esterno e utilizzati come depositi o botteghe artigiane, utilizzo che si è protratto fino al 1990, anno in cui detti locali sono stati restituiti alla loro originaria funzione pastorale. Dopo la demolizione dei muri divisori ottocenteschi, si è riconfigurata una splendida sequenza di volte a crociera che forma possenti archi su cui poggia buona parte della chiesa superiore. Il contrafforte esterno in corrispondenza della sagrestia, terminante con un arco a primo piano e il muro a scarpa della base del campanile risalgono ai lavori eseguiti nella seconda metà del 1800 in seguito al crollo delle coperture di primo piano del convento.
San Domenico icona
All’interno della nicchia è presente una icona di San Domenico realizzata nel 2013 da Anna Todisco. L’immagine dipinta con tecnica olio su legno (tulipier africano) rappresenta San Domenico di Guzman. Il santo campeggia sullo sfondo con i segni iconografici ben evidenti: il giglio, simbolo della castità ed il libro, simbolo della sacra scrittura, invito alla meditazione, studio, predicazione. San Domenico è presentato in posizione eretta, con panneggio morbido della tunica, il mantello scivola sulle spalle e cade con leggero movimento. Lo sfondo, per la quasi totalità è occupato da nuvole su variazioni di azzurro a tratti più intenso. In basso in lontananza un paesaggio roccioso con tonalità calde della terra, accenno a sinistra di un borgo cittadino su tre colli. La roccia su cui si poggia il santo è l’ordine da lui fondato. Nell’aureola realizzata con foglia oro su fondo cesellato, sono presenti in modo decorativo: la stella (simbolo della sapienza), la fiaccola (simbolo dell’ardente discorso con cui infiammare il mondo con la predicazione), la croce gigliata (emblema dell’ordine dei domenicani).