Santa Rosa da Lima
Santa Rosa da Lima Olio su tela del XVII secolo attribuito a Nicola Gliri
La tela, alta 192 cm e larga 143 cm, presenta santa Rosa da Lima in estasi. Stilisticamente l’opera è riconducibile alla scuola bitontina di Nicola Gliri, attivo nella seconda metà del 1600. Le figure sono rese con colori delicati, prevalentemente caldi e con effetti di sfumature. Gli angioletti sono rappresentati in atteggiamenti di tenerezza e vezzosità: uno tiene in braccio un secondo, un altro con mano al fianco per fornire con spalla e braccio appoggio al piede del bambino Gesù, un altro ancora e librato in volo con una corona di rose. Le loro figure sono caratterizzate da incarnato chiaro e delicato con zone rosee. Presentano fortissime somiglianze con gli angioletti dipinti nell’Esaltazione della croce e nella Madonna del Rosario posti nella cappella di fronte e nel transetto.
In Santa Rosa è grazioso il disegno delle arcate sopraciliari, la bocca ha labbra carnose, il mento pronunciato con fossetta. La sua immagine occupa la zona centrale del dipinto, porge le braccia per accogliere Gesù bambino, rivolto verso di lei. Intorno alle due figure si muovono i cherubini, raffigurati in vari atteggiamenti. Sul margine destro della tela sono presenti i riferimenti all’ambiente reale: uno scorcio di giardino con l’arco di un rudere e fronzuti rami di alberi, con riferimento alla cella che Rosa si è fatta costruire nel proprio giardino. La Santa è raffigurata in uno dei momenti mistici di estasi. Il serto di rose, tenuto in mano dall’angelo, è allusione evidente al nome della santa. Il segno iconografico che meglio la identifica, però, è la tazza rovesciata, nella parte bassa a destra del dipinto, che ricorda un episodio particolare della sua vita dedicata anche all’assistenza dei malati.
Santa Caterina de'Ricci
Olio su tela del XVIII secolo attribuito a Vincenzo Fato
La tela alta 125 cm e larga 97 cm, raffigura Santa Caterina de’ Ricci in estasi davanti al crocifisso.
Stilisticamente l’opera è riconducibile al pittore castellanese Vincenzo Fato. La scena presenta la santa in preghiera che vede animarsi il crocifisso che ha di fronte. Delicato e attentamente studiato l’equilibrio cromatico (i panni del tavolo rosso e blu, l’abito della domenicana bianco e nero) ricco di contrasti a sottolineare la straordinarietà dell’evento mistico. Sul fondo, in richiamo della teatralità tipica barocca, si alza un drappo e si mostrano vaporose nubi dorate. Di notevole effetto emotivo l’incrocio di sguardi tra la santa e Gesù crocifisso, come anche l’equilibrato dinamismo delle braccia e delle mani di entrambi, aperte e protese reciprocamente. Come negli altri dipinti attribuiti all’autore, si notano le caratteristiche della pittura fatesca: elementi del volto ben delineati, panneggio morbido e ricco di chiaroscuro, studio accurato specialmente delle mani. Nel dipinto sono messi ben in evidenza gli elementi iconografici, che identificano la santa: abito domenicano, mani stigmatizzate, corona di spine, crocifisso che si anima. Nel coro, la stessa scenografia si osserva in un piccolo olio recante il nome della santa raffigurata.